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La Vestizione (1894)

Il 21 novembre 1894, festa della Purificazione della Beata Vergine Maria al Tempio, la Congregazione delle Piccole Operaie dei Sacri Cuori apre una breccia nella storia. La giovane Raffaella De Vincenti infatti, segna la nascita dell’Istituto vestendo l’abito religioso e prendendo il nome di Suor Maria Teresa dei Sacri Cuori. Tutto avviene fra le mura di quella stessa casa dove una così viva e ostinata opposizione non poté nulla contro il disegno di Dio. E dopo aver messo i genitori dinanzi al fatto compiuto, suor Maria Teresa dei Sacri Cuori si reca così vestita, al catechismo parrocchiale.

Monaca di Casa (1894-1898)

Tuttavia l’opposizione dei familiari continua a non venir meno. Si sa anche che, almeno per un certo tempo, i De Vincenti nutrirono un profondo risentimento nei confronti dell’Arciprete sospettato di aver esercitato indebite influenze sulla giovane.

Così la madre, decide di porre una condizione tassativa: finché lei stessa non fosse morta, la figlia non doveva uscire dalla casa paterna. E la figlia accetta, obbediente e irriducibile, disposta ad attendere che la volontà di Dio per lei si manifestasse in modo più chiaro, non a riguardo della vocazione già chiarissima, ma della forma di vita da scegliere.

Pur di evitare più aspri contrasti in famiglia, suor Maria Teresa dei Sacri Cuori si adatta a vivere con viva sofferenza la condizione di “monaca di casa”, fenomeno che alla fine dell’Ottocento era ancora molto diffuso in Calabria e nell’Italia Meridionale, ma sente fortemente nel proprio cuore la vocazione alla vita religiosa in comunità.

Suor Maria Teresa dei Sacri Cuori.

Gli anni di Casa Culla
(1898-1913)

Il papà, tuttavia, per l’affetto tenerissimo che nutriva verso la sua figliola, le venne incontro affittando, per lei, un piccolo alloggio, non lontano da casa, dandole così speranza di potervisi ritirare al momento opportuno per condurvi vita religiosa in modo autonomo: gesto generoso e gravido di importanti e future conseguenze.
Questo stato di cose si mantenne fino al principio del 1897, perché morta la madre il 27 marzo 1897, ella dovette restare in casa fino allo sposalizio dell’unico fratello, celebrato il 16 gennaio 1898.

Sulla Porta di Casa Culla, oggi. Via Sprovieri, Acri.

Casa Culla, ieri

Suor Maria Teresa, perciò, decise di uscire di casa per prendere definitiva dimora nella nuova abitazione già prestabilita, la medesima sera dell’arrivo della nuova cognata, e così fece (era 16 gennaio 1898 SS. Nome di Gesù –II domenica dopo l’Epifania), staccandosi con rassegnazione dal padre vecchio e infermo; e, nel mattino seguente, recatasi in chiesa, espresse il desiderio che dal sacerdote Greco si fosse cantato il “Te Deum” di ringraziamento.

Dopo 29 giorni, il 13 febbraio 1898, morì la cognata, ed ella, ormai uscita dalla propria casa, non volle ad ogni costo ritornare in famiglia, che stette senza donna fin al secondo sposalizio del medesimo fratello, celebrato nel mese di dicembre dello stesso anno.
 
In seguito, nella festa del S. Cuore del medesimo anno 1898, indossò l’abito un’altra giovane, Cofone Maria Annunziata, col nome di suor Crocifissa del Sacro Cuore, e poi se ne aggiunsero altre.

La casetta dove la signorina De Vincenti, ormai suor Maria Teresa dei Sacri Cuori, si era ritirata, passò alla storia con il nome di “Culla”.

Il nome, Culla, le venne dalla funzione che essa assolse nei primi giorni e nei primi anni, dopo il 1894. Essa, infatti, cullò il nascente Istituto delle Piccole Operaie; fu la serra mistica dove l’ardore della Fondatrice avvinse a sé le prime vergini sorelle, che nel segreto dello spirito avevano consacrato se stesse ai Sacri Cuori.
Nella Culla, strettosi sul petto il Crocifisso e raccolta con le poche compagne, cominciò fiduciosa nel potente aiuto della Provvidenza, l’opera voluta da Dio, benedetta dal Santo Padre, dal Vescovo della diocesi e diretta saggiamente dall’arciprete Greco: attendere alla propria santificazione e procurare, insieme, la salvezza delle anime nelle varie mansioni del nascente Istituto.

Nella Culla si sviluppò in tutte le suore la pratica della vita interiore, mentre restava esempio vivente di spirito di preghiera e di fede, di apostolato e di assistenza agli ammalati, ai bambini e alle giovanette.

In poco tempo la Culla vide crescere il numero delle anime generose. E il sacerdote Greco ne coltivava lo spirito e ne seguiva tutti i passi. Delicatezza e forza sostanziarono la loro formazione, per cui la superiora si considerava nulla più che la sorella delle inferiori; l’amore soprannaturale le collegava in famiglia; l’umiltà forniva un rapporto di sorella e manteneva lo spirito di uguaglianza di là da ogni destinazione. La povertà assicurava l’esercizio della mortificazione nel cibo e nel vestito alla quale corrispondeva la mortificazione dei sensi e dello spirito: le virtù “solide”, come le chiamava il loro capo. Francesco su questa spiritualità finché visse continuò istruendo le suore con conversazioni periodiche, accrescendo l’anelito delle sue figlie ad una sempre maggiore perfezione. Parlava loro della carità perché sapeva che facendola circolare nella comunità, faceva circolare la vita di Dio, realizzando così in loro il contatto tra i due poli, tra umano e divino, tra Cristo e le anime; e che faceva sprigionare la scintilla dello zelo per la gloria di Dio e la salvezza delle anime.

Il Fondatore, che vegliava come una sentinella di giorno e di notte, pensò di adattare nella Culla un angolo a modesta cappella con il SS. Sacramento, alla Cui presenza, spesso sostando, le suore potessero attingere nuovi carismi per ascendere nella perfezione e perseverare nell’ideale abbracciato.

Casa Culla, oggi.