Ma Francesco viene affascinato dalla vita sacerdotale e matura nella preghiera, ai piedi della Vergine di Pompei, la sua vocazione e la sua decisione nel realizzarla pur prevedendo le resistenze da parte del padre. Così il 17 dicembre 1881 diventa sacerdote e rientra poi a Napoli dove completa gli studi universitari per il dottorato in teologia. Nel settembre 1887 diventa parroco della Chiesa di San Nicola in Acri e l'anno successivo viene nominato arciprete.
Sempre attento ai "segni dei tempi" diede vita, nella realtà sociale acrese, all'ospedale "Caritas", per essere pronto a dare risposta ad ogni esigenza dei fratelli più poveri e bisognosi: "per farmi tutto a tutti". In questo modo riesce a soccorrere tanti ammalati, anziani, poveri soli e abbandonati, bambini orfani. Mons. Francesco Maria Greco volle essere povero tra i poveri per diventare la
Vivere intensamente per amore dei Sacri Cuori per farLi amare e conoscere dai fratelli.
Pensando alla vita del Beato Francesco Maria Greco, al suo carattere da tutti descritto mite e schivo, si rimane stupiti di fronte alla fortezza, all'umiltà e all'abbandono grazie ai quali, fin da giovanissimo, ricerca la volontà di Dio e si impegna ad attuarla con ogni mezzo, superando le difficoltà. Da un punto di vista puramente umano, infatti, ci sarebbe stato di che scoraggiarsi di fronte a tante avversità, anche per la persona più intraprendente. La sua grandezza fu nel continuo ricominciare anche quando tutto crollava.Profilo Spirituale
Ma don Francesco non si basava sulle sue forze, preferendo contare sulla forza di Dio, attinta dal contatto continuo e costante con Gesù Eucarestia: era nota a tutti la passione per l'Adorazione Eucaristica che scandiva le sue giornate e, molte volte, mancando il tempo a causa dei troppi impegni, anche le nottate.
Ma il "Roveto Ardente" non era l'unico segreto di Fracesco Maria Greco. Abbiamo avuto modo di notare come egli non separasse mai l'amore per Cristo da quello per il Cuore Immacolato di Maria che considerava sua Madre e Maestra nella fede e nell'abbandono in Dio. La vedeva infatti come "il calice completamente vuoto pieno solo della presenza di Dio", che aveva permesso al Verbo, con la Sua disponibilità, di prendere carne attraverso di Lei.
Da Lei il Greco aveva imparato la disponibilità continua e totale alla Parola di Dio, lo spirito di sacrificio e di dedizione ai fratelli, come anche la capacità di leggere in ogni avvenimento, anche oscuro, l'intervento amorevole di Dio. A Lei affidava perciò ogni suo progetto, ogni sua iniziativa e lei indicava alle sue figlie spirituali soprattutto come modello di maternità spirituale. "Non si lasci da me la Corona, che dovrà aiutarmi in tutto", era il suo motto e il suo programma di vita. Questi due grandi amori, Gesù e Maria, hanno davvero plasmato tutta la sua esistenza sacerdotale e gli hanno permesso di essere un sacerdote autentico, un uomo che, secondo le sue stesse parole:
che è solo per arricchire la solitudine di molti,
che sa guardare l'altro con gli occhi del cuore e dell'amore,
che si fa dono senza aspettare mai il ricambio,
che sa portare la pace perchè ha incontrato Dio"